Four people seriously suspected of belonging to a neo-Nazi, supremacist and denier terrorist association, were arrested by Digos, the Central Directorate of the Prevention Police and the Postal and Communications Police Service in the provinces of Naples, Caserta and Avellino. An obligation to report to the judicial police was notified in Rome to a person suspected of propaganda and incitement to commit a crime on the grounds of racial, ethnic and religious discrimination. About thirty personal home and computer searches are underway throughout Italy. The four arrested had already been searched in 2021. The subversive association and neo-Nazi Order of Hagal, to which the arrested are believed to belong, ended up in the sights of the Naples Public Prosecutor’s Office (deputy prosecutor Antonello Ardituro, now at DnA).

via ruetir: Anti-terrorism blitz, 4 arrests linked to neo-Nazi groups

siehe auch: Terrorismo, cellula Ordine Hagal: 5 indagati. Perquisizioni anche a Cosenza e Crotone 15 Novembre 2022 L’Ordine di Hagal era il nome scelto dai componenti di una cellula neonazista, suprematista e negazionista con base a Marano, nel Napoletano, individuata da una indagine della procura di Napoli delegata alla Digos partenopea con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Ucigos e il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Cinque gli indagati destinatari di misure cautelari emesse dal gip partenopeo. Quattro sono in carcere per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, di cui all’art. 270 bis co.1, 2, 3 c.p., per avere costituito, organizzato, promosso e finanziato il gruppo, attivo anche sul web sia con un sito chiamato proprio Ordine di Hagal sia in altri social media. L’obiettivo del gruppo era portare a termine atti eversivi violenti, facendo anche apologia e invitando i simpatizzanti ad agire. Per questo agli indagati è contestata anche l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato, avendo compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah. Il quinto indagato è sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa; attraverso Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione della Shoah.